febbraio 26, 2014

La Neutralità della Rete è l'unicorno dei giuristi del terzo millennio.

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La Neutralità della Rete è l'unicorno dei giuristi del terzo millennio perchè unisce un bisogno antico come la libertà e uno strumento moderno come la rete.

  • La libertà è un concetto al quale si cerca da tempo di dare una definizione univoca, ma è così sfuggente che la migliore che siamo riusciti a trovare è “la nostra libertà finisce dove inizia quella degli altri”, chiaro no?
  • La rete invece è uno strumento moderno in costante e rapido cambiamento; la definizione di rete e le sue implicazioni dalla fine del secolo scorso ad oggi sono in buona parte superate. Quello che prima era uno strumento tecnico, è successivamente mutato in un vezzo da appassionati ed oggi è indispensabile per la vita sociale e lavorativa; di pari passo i diritti e le tutele dei cittadini nella rete sono passati dall'essere un'idea da libri di fantascienza a necessità concreta, caposaldo per la democrazia. Tutto questo in meno di 30 anni, giuridicamente e culturalmente parlando un batter d'occhio.

Questa rapida evoluzione non è dovuta solo all'aumento delle performance delle infrastrutture, condizione necessaria ma non sufficiente per favorirne lo sviluppo, ma anche (soprattutto) ai servizi offerti sulla rete stessa. Servizi come luoghi di ritrovo (social network, forum), di comunicazione (e-mail, chat), d'informazione (giornali on-line, alcuni blog), d'intrattenimento (hosting video, musicali, giochi on-line) ecc. hanno reso la rete uno strumento dapprima affascinante e successivamente indispensabile al pari delle strade e del telefono.

Violare la neutralità della rete, frammentandola e lasciando la possibilità di discriminare l'accesso ai servizi agli operatori o ai governi, significa oggi limitare la libertà dei cittadini.

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Si può argomentare che praticamente nessuna rete è completamente neutrale, per cui la neutralità rappresenta una condizione teorica verso la quale, secondo i sostenitori della sua opportunità, gli operatori e le reti possono idealmente tendere[1][2][3]

Il termine è stato coniato nell'ambito delle leggi europee sulle telecomunicazioni, più o meno nel 2003[senza fonte], ed è stato poi importato negli Stati Uniti, quando la Federal Communications Commission (FCC) ha iniziato a considerare la ri-classificazione delle DSL residenziali come Information Service, servizi informativi, così come era per le connessioni a Internet basate su cavo. I sostenitori della net neutrality non si opponevano ad una regolamentazione omogenea ma ritenevano che entrambi questi servizi dovessero essere trattati come Telecommunications Service cioè come servizi di telecomunicazioni, così come il telefono e gli altri servizi tipicamente gestiti da società telefoniche.

Per poter competere con il servizio "Triple play" (cioè: internet, televisione, telefono) delle compagnie che gestiscono le connessioni via cavo, le società di telecomunicazioni hanno proposto la separazione del traffico televisivo e telefonico da quello internet.

Poiché questa pratica è comune sulle reti via cavo, i critici della net neutrality sostengono che proibirla sulle reti DSL è arbitrario e ingiusto. Di conseguenza, la "net neutrality" è stata accusata di essere "una soluzione in cerca di un problema" e di eliminare gli incentivi all'aggiornamento delle reti ed al lancio di servizi internet di nuova generazione.[4] Bob Kahn, primario inventore di internet, sostiene che la net neutrality è uno slogan dogmatico che bloccherebbe la sperimentazione e i miglioramenti nel cuore di Internet[5]. Il punto di vista di Kahn è condiviso dalla maggior parte degli ingegneri di rete senior, con l'eccezione rilevante di Vint Cerf, attualmente dirigente di Google.

Ad ogni modo, gli attivisti temono che le compagnie di telecomunicazione possano usare questo potere per discriminare tra i vari tipi di traffico, introducendo balzelli e pedaggi per i produttori di contenuti, in particolare se concorrenti. La loro preoccupazione è che il mancato pagamento possa portare ad un servizio scadente o del tutto assente che renda impossibile accedere ad alcuni siti web o ad alcuni servizi o l'uso di alcune applicazioni. Almeno una delle più importanti società di telecomunicazioni americane ha supportato questa idea.

Coloro che propongono la neutralità sostengono che le telecom cercano di imporre il modello di servizio "a livelli" più per il proposito di guadagnare di più dal loro controllo sui cavi che dai contenuti. Altri hanno espresso la loro idea che la net neutrality sia particolarmente importante come mezzo per mantenere le proprie libertà, in quanto una rete non neutrale potrebbe decidere di rendere inaccessibili informazioni o servizi giudicati inadeguati. Bob Kahn dice di temere che internet possa frammentarsi e vorrebbe vedere meccanismi a livello di policy che prevengano i gestori di reti dall'escludere gli utenti da certi servizi..

Vi è, infine, una terza posizione, espressa da Jeffrey Birnbaum, opinionista del Washington Post, secondo cui il dibattito sull'argomento è oggetto di una martellante sovraesposizione mediatica, mentre le tesi e le ragioni avanzate da entrambi sono da considerarsi "vaghe e fuorvianti".

Se la neutralità della rete venisse a mancare, ci si potrebbe trovare a scegliere un provider di accesso a internet sulla base dei contenuti (siti web, servizi VoIP, ecc.) che si possono utilizzare con quel provider: i provider potrebbero fornire il servizio di connessione a internet favorendo alcuni contenuti del web rispetto ad altri. Sarebbe un'architettura di rete basata sui "favoritismi", progettata affinché taluni servizi possano avere vantaggi rispetto ad altri, che permetterebbe la creazione di un nuovo mercato tra fornitori di contenuti per il web e Internet Service Provider.

La neutralità della rete è recentemente minacciata dai legislatori statunitensi che, spinti dalle richieste di grandi provider, stanno valutando l'introduzione di quella che viene chiamata Internet a 2 velocità, ovvero una riforma alla legislazione sulle telecomunicazioni; tale riforma, se pure si realizzasse solo negli Stati Uniti d'America, avrebbe ripercussioni che interesserebbero tutto il globo, data la natura internazionale di Internet.

Schierati a favore della riforma di abbattimento del criterio di neutralità spiccano AT&T, gigante mondiale delle telecomunicazioni, e il partito degli ISP formato da Verizon, BellSouth e Comcast.

Si oppongono invece con forza, oltre ai progettisti di Internet tra cui spiccano Tim Berners-Lee e Vint Cerf, aziende come Google, Microsoft, eBay e Amazon.com; persino la Federal Communications Commission si oppone alla riforma[senza fonte].

Secondo Markus Hofmann, direttore dei Bell Labs, la crescita esponenziale del traffico internet potrebbe spingere comunque a una revisione dell'architettura della rete prima che questa raggiunga i suoi limiti: si renderà necessaria una maggior "consapevolezza" della rete rispetto ai dati in transito (con mezzi come il deep packet inspection) che gli permetta di riconoscere livelli di priorità diversi e di privilegiare, migliorando la propria efficienza, il traffico a priorità più elevata, in modo analogo a quanto accade con le regole di priorità assegnate dal codice della strada ai diversi autoveicoli che circolano sulla rete stradale.

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